Si tratta di uno dei lavori giovanili più sorprendenti di Sano Ciampanti di cui, in Italia e a Lucca, si erano perse quasi completamente le tracce. Solo dopo delle pazienti ricerche d’archivio condotte per conto della galleria il mistero è stato risolto. I documenti ritrovati negli archivi di Lucca hanno portato alla luce che il dipinto fu commissionato specificamente per la Cattedrale di San Martino nel 1498. Il committente era un sacerdote, Clemente di Antonio Andrucci, che ora si può identificare con certezza con la figura inginocchiata e vestita di nero. La collocazione originaria dell'opera era l'altare dedicato a San Pietro in Vincoli, all'interno della cappella dei Santi Girolamo e Giuseppe - i due santi rappresentati accanto al donatore nella pala di Ciampanti - e la pala rimase in situ fino ai profondi lavori di ristrutturazione della cattedrale del 1595. Dopo questa data si perse ogni traccia del dipinto, fino a quando, a metà del XIX secolo, entrò a far parte della prestigiosa collezione di dipinti del rinascimento italiano del reverendo Walter Davenport Bromley (1787-1862) a Wootton Hall nello Staffordshire, in Inghilterra.
Anche l'identità di Sano Ciampanti, una delle personalità artistiche più interessanti della Lucca rinascimentale, ha incuriosito gli studiosi da sempre. Originariamente conosciuto come il Maestro di San Filippo, dal nome di un dipinto della piccola chiesa di San Filippo alle porte di Lucca, la personalità artistica di Ciampanti diventa chiara quando combina elementi presenti nelle opere mature dei principali pittori fiorentini della sua epoca - Botticelli, Ghirlandaio e Filippino Lippi - con una luminosità e un'attenzione ai dettagli che trova le sue radici nella pittura fiamminga.
La rarità della pala d'altare di Ciampanti non può essere sopravvalutata: dal suo eccezionale stato di conservazione al fatto che i dettagli relativi alla sua commissione sono stati portati alla luce da recenti scoperte d'archivio, e la sua esposizione pubblica alla Moretti Fine Art sicuramente spingerà a riapprezzare questo meraviglioso dipinto tra gli studiosi e il pubblico.